(di Dario Villasanta)
Non lasciatevi ingannare dal titolo: Diario (tragicomico) di una mamma di Angela Langone non è un passatempo leggero e vezzoso di chi racconta la sua maternità, magari come chiacchiera tra amiche all’ora del tè. No, questo romanzo è molto di più, e ve lo sta scrivendo un uomo felicemente single e senza figli.
All’inizio, dico la verità, ero perplesso, mi chiedevo come potesse coinvolgermi un tema così lontano dalla mia indole, oggi invece posso affermare di aver letto un bel libro.
La Langone ha verniciato di sottile ironia la situazione di un’ipotetica donna media, sposata e lavoratrice, che rimane incinta e si ritrova non tanto a raccontare di sé agli altri, bensì ad ascoltare le decine di voci e idee in proposito di chi ha intorno. Quindi la famiglia, le amiche, il marito e i colleghi d’ufficio, i quali non si esimono dal dire la loro sulla neomamma più di quanto lei chieda o abbia bisogno, e a volte si ha l’impressione grottesca che siano più loro a decidere del futuro del nascituro che non la stessa madre, che è la protagonista Francesca.
La storia è un viaggio nel pensiero e nella percezione di lei, che cambia e si evolve nel giro di pochi mesi di pari passo con i cambiamenti fisici e le reazioni fisiologiche della gravidanza, fino ai primi periodi di vita del “piccolo tiranno”, come lo definisce amabilmente Francesca.
Quindi, più che comicità c’è ironia e, qualche volta, amaro sarcasmo – da qui la parte ‘tragica’ – nelle considerazioni di Francesca sulla condizione delle madri di oggi, che non hanno più voglia e bisogno di appartenere allo stereotipo della mater familias com’era una volta, ma pretendono il sacrosanto diritto di avere un loro posto riconosciuto nel mondo, che tenga in giusta considerazione coloro che sono sì madri, ma anche e soprattutto donne, anzi persone, il che, ahimè, non è così scontato come potrebbe sembrare ai giorni nostri. È vero, io stesso come uomo mi sento parte in causa nella composizione di una società che la Langone riassume così: “non è un Paese per mamme”. Per questa e altre ragioni io dissento dall’autrice quando dice di rivolgersi alle donne, perché io lo farei leggere a tanti mariti, padri e, perché no, figli adolescenti.
Tra le considerazioni tecniche invece, segnalo due grandi doti narrative in questo romanzo. La prima è la naturalezza con cui la Langone rende i dialoghi, anche fra più persone insieme, con tempi narrativi che raramente ho riscontrato in autori anche di fama; la seconda è lo stile elegante e mai sopra le righe, mai spocchioso, con cui dissemina di citazioni e riferimenti ‘alti’ il suo racconto. Dote importante di chi mette la sua preparazione – e la Langone ne ha da vendere – al servizio della vita ‘normale’, senza piedistalli né concessioni al narcisismo, ma solo perché è il modo migliore di raccontare una storia. Per usare una metafora calcistica, è come quando un brasiliano fa un colpo di tacco non per dare spettacolo, ma perché è il modo migliore di effettuare un passaggio.
Libro interessante, ben scritto e istruttivo. Giudizio finale: sono felice di averlo letto, ha messo in ginocchio molti miei pregiudizi. Vi basta?
Chi è Angela Langone:
Lucana di origine, quasi tedesca per formazione, è laureata in Lingue e Letterature straniere.
Ha lavorato in Austria, Scozia e Germania e oggi si occupa di comunicazione digitale, gestendo anche il sito www.viviconstile.it , magazine online dello stile in tutte le sue declinazioni. Con Edizioni Sonda ha pubblicato anche la guida Lucani.
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