Gioventù, sesso e solitudine: viaggio tra cultura e libertà con Francesca Bertuzzi

(di Dario Villasanta)

Intervistare Francesca Bertuzzi è stato un rischio calcolato. Per quanto risulti personalmente come una donna con molto da dire, una scrittrice che sa incuriosire e scavare a fondo nell’animo umano, sapevo di rischiare altresì una serie di risposte brevi e telegrafiche, di quelle che lasciano in bocca più curiosità di prima, perché parliamo invero di un personaggio che non ama l’esposizione a tutti i costi, anzi, spesso appare chiusa. Perché anticipo questo? Perché le ho chiesto di affrontare con me un argomento particolare, che spesso si tace per pudore a prescindere, vale a dire la sessualità nei giovani (lei stessa è giovane, è dell’81) che appare sempre più spesso associata alla solitudine. Quando lessi il suo romanzo ‘Fammi male’ rimasi colpito dalle due giovani protagoniste, che vivevano la loro sessualità liberamente come difesa da un mondo ostile e spietato in una disperata ricerca di auto-affermazione, impresa difficile, forse la più difficile per chi sta crescendo e deve trovare la sua identità nel marasma degli anni 2000.

Scopriamo quindi se sono riuscito a instaurare un buon dialogo con lei, dipende solo da me.

Francesca, prima di fare una panoramica della sessualità come viene proposta oggi, anche e soprattutto dalla cultura di consumo, ti chiedo: tu che sei giovane, che riferimenti hai avuto per crescere e conoscere la tua sessualità, quali punti di riferimento? E quale esempi ti hanno colpito da ragazzina in termini di cultura dell’epoca (un film, un libro…)? Per esempio, negli ’80 noi avevamo ‘9 settimane e ½’, immagina un po’…

Ero un adolescente negli anni novanta e credo di essere stata molto fortunata a poter vivere il periodo del mio sviluppo sessuale in quel preciso momento storico. Li ricordo come anni di progresso dove il tabù risiedeva nell’ignoranza non nella libertà.  Dove a vergognarsi, a creare clamore e dissenso erano i pochi che osavano dire che l’omosessualità era sbagliata, chi provava ad additare le ragazze che avevano una vita sessuale attiva come “facili” veniva isolato e tacciato di sessismo. Sono stata fortunata perché ho respirato libertà e la libertà è la chiave per essere equilibrati e felici, soprattutto nell’ambito della sessualità che, a mio parere, rappresenta una parte fondamentale dell’esperienza vita. Mi spiace molto per i ragazzi che stanno crescendo in un’Italia dove non ci si vergogna di dar fiato alla bocca e pontificare con discorsi retrogradi, sessisti, omofobi e razzisti.

Velvet Goldmine, Boys Don’t Cry, Tokyo Decadence, Baise Moi, erano film che andavano in sala negli anni novanta inizio duemila, esploravano la sessualità e ne evidenziavano i pericoli, le perversioni e la bellezza… pensare che a vent’anni di distanza un film come il capolavoro di Ryū Murakami non sarebbe mai proiettato in sala a me fa male, suona come il passo indietro di un gigante polveroso.

In ‘Fammi male’ (l’ultimo tuo libro, edito da Mondadori) tutte le protagoniste donna offrono un’immagine della loro sessualità abbastanza forte, più che indipendente, anzi spesso non esitano a usarla per arrivare a ben altri scopi pratici. Se vogliamo ricordare i tanti fatti di cronaca che ci hanno svelato giri di ragazzine prostitute per gioco e quant’altro, dobbiamo pensare che la tu sia la lettura più vicina alla realtà, o c’è altro? Esiste poi ancora la timidezza, il pudore nella sessualità delle ragazze, o sta scemando?

Io scrivo thriller, che rimandano a un genere che ha dei precisi archetipi, la femme fatale è uno di questi archetipi. Certo il thriller si è evoluto negli anni e quindi, gli archetipi, nei miei romanzi non sono più così “classici”, ergo riconoscibili. Diffidare di tutti e che tutti abbiano un secondo fine (o si sospetti lo abbiano) è un meccanismo funzionale alla narrazione del genere. Nessuno fa niente per niente, anche nell’ambito della sessualità. Ma i miei sono romanzi, in cui fra l’altro, i personaggi non escono indenni dalle loro scelte “sbagliate” ma anzi ne pagano il prezzo fino all’ultimo centesimo. Per quanto riguarda i fatti di cronaca, esistono, sono sempre esistiti e sospetto sempre esisteranno giochi di potere legati anche al sesso, questo però non dovrebbe offuscare il punto di vista su chi è la vera vittima o l’effettivo carnefice. Se, per esempio, una ragazzina/o minorenne riceve una ricarica telefonica in cambio di atti sessuali: è evidente chi sia il carnefice.  L’adulto si sta approfittando senza lo scrupolo di provocare un grande danno al minore. Quanto poi alla tua domanda se oggi ci sia più o meno timidezza e pudore nelle ragazze  questo non lo so, come non so se ce ne sia nei ragazzi, ma già il fatto che si faccia distinzione di genere per me è erroneo. Mi auguro che i ragazzi vivano la sessualità come una cosa naturale, pulita, vivace, piacevole… Qualcosa che non debba essere nascosta perché sporca.

Adesso ti sintetizzo un’indagine di marketing, poi mi dici che ne pensi. Il profilo dei giovani oggi si differenzia tra maschi e femmine, fascia interessante di lettori tra i quindici e i diciassette anni, per lo più femmine; le letture maggiori sono i cosiddetti young-adult; le ragazze, a differenza dei maschietti che preferiscono una sollecitazione visiva (e si attaccano ai siti porno) preferiscono farselo raccontare, il sesso. Pare anche che molti dei libri che leggono siano poi proprio le madri a comprarglieli, per poi  leggerli anch’esse. Infine, a motivazione di questo attaccamento per l’argomento sesso, risulta un motivo di fondo che ha un solo nome, anche un po’ triste: solitudine. I giovani oggi si sentono molto soli. A te cosa risulta? Hai una percezione diversa? L’hai vissuta anche tu?

Che l’esplorazione sessuale nasca dal cercare di capire di cosa si parla, è normale. Che sia leggendo un romanzo erotico o guardando un porno. È sempre stato così. Cercare di comprendere le emozioni nuove che, per un certo lasso di tempo, diventano centrali grazie alla struttura stessa del corpo che dà vita a una vera e propria tempesta ormonale. Non conosco il fenomeno di madri che comprano libri erotici alle figlie per poi leggerli a loro volta, se esiste non vedo dove sia il problema. È possibile che il genitore voglia sapere se il romanzo X o Y è più o meno formativo, e non c’è un modo altro per scoprirlo se non quello di leggere a tua volta quel romanzo. Quando ero adolescente leggevo di tutto, in mano mi capitavano anche romanzi spinti come quelli della Santacroce che ho adorato, perché il suo raccontare il sesso non era mai fine a se stesso.

Oggi leggono di più le ragazze, è vero, ed è un peccato che intere generazioni di ragazzi non abbiano questo interesse, spero che la nostra scuola prima di tutto lavori per renderli curiosi nei confronti dell’oggetto libro. I libri sono cultura, la cultura è libertà.

Se i ragazzi oggi siano più soli di quanto lo fossero quelli della mia generazione non lo so, ma se così fosse l’origine potrebbe essere in un mondo digitale mal gestito, o in incomprensioni in famiglia o tra i banchi di scuola, poi a domino la cosa potrebbe ricadere anche sulla sessualità, come su ogni altra sfera della socializzazione.

Io mi ricordo che fin dagli anni ’80 da più parti si levavano voci in favore dell’educazione sessuale nelle scuole, favorite anche dall’esplosione del fenomeno AIDS che fino ai ’90 terrorizzò (e male informò) tutta Italia. Si sviluppò quasi una caccia alle streghe nei confronti della sessualità libera nonché dell’omosessualità in generale, presa a mo’ di capro espiatorio di tutti i contagiati del mondo. Poi ci fu quasi una liberazione dovuta al fatto che non se ne parlò quasi più, mentre la minaccia esiste ancora. Che percezione hai tu della realtà odierna, e quale pensi che sia quella dei 15/20enni?

Negli anni ottanta ero piccola, mi ricordo che le strade, i parchi e le spiagge erano luoghi in cui aguzzare la vista: dovevamo stare attenti alle siringhe. Sulla sessualità, più avanti, negli anni novanta, a scuola era obbligatorio fare educazione sessuale e il fulcro delle lezioni era spronare i ragazzi e le ragazze a usare il preservativo. Fatto è che le malattie, statisticamente, calarono. Come un fatto è che in quest’ultimo periodo si stanno nuovamente impennando i numeri delle malattie sessualmente trasmissibili. Questo può essere un problema legato proprio al ritorno di una mentalità retrograda in cui il sesso viene demonizzato. Il che, badiamo bene, non ha mai impedito alle persone di fare sesso, ma semplicemente di farlo peggio, di nascosto, con vergogna e se non si parla, se non s’istruisce, si crea ignoranza e l’ignoranza è la cosa più pericolosa al mondo.

Come credi sia possibile che l’omosessualità e la bisessualità siano ancora un tabù in una civiltà occidentale del 2019? Non lo era nel ‘400 avanti Cristo, voglio dire…

Non ce ne siamo accorti, ma c’è stato un lavorio costante per un ritorno a un nuovo medioevo. Più il popolo è ignorante, più è facile gestirlo, non lo dico io, lo dice la storia. Mi auguro che tanto velocemente siamo scesi nell’abisso, tanto velocemente ne risaliremo. Credo che dovrebbe tornare quel sano senso di vergogna nell’esplicitare concetti sessisti e xenofobi, perché consci del fatto che nascono dall’ignoranza, che, come ripeto, a mio parere, è il peggiore dei mali.

Veniamo alla parte artistica dell’erotismo. Tu, oltre che romanziera, sei sceneggiatrice e questo ha influenzato non poco, credo di aver capito, anche la tua narrazione in prosa. In base a quello che ci siamo detti, qual è secondo te il modo migliore di raccontare il sesso e qual è – se esiste – il più giusto eticamente?

Il modo migliore varia, vale a dire, dipende da che storia si vuole raccontare. Da quali sono i concetti base che si vuole far uscire da una narrazione. Etico è un termine pericoloso, ma provo a rispondere, credo che la cultura abbia il dovere di scardinare l’ignoranza e per farlo bisogna rendere ovvi concetti che nel 2019, non so come sia possibile, sono ancora in discussione.

Fammi un esempio di cattiva narrazione del sesso e uno ottimo nei filmo libri che conosci.

Non ho in mente un esempio di cattiva narrazione del sesso, se leggo un romanzo che non mi piace lo lascio lì… Buoni esempi sono tutti quelli che usano il sesso in modo che si amalgami alla storia così che non risulti gratuito. Nabokov, con la sua arte di mischiare tensione erotica e struggimento morale, vive nell’Olimpo della letteratura.

Abbiamo accennato alla solitudine giovanile, ma ne abbiamo parlato poco. Ma davvero avverti questo distacco tra i genitori odierni – che poi ritroviamo sui social a mettersi in mostra in modi variamente discutibili – e i loro figli, e se sì in cosa differiscono così tanto?

Non credo che essere genitore debba voler dire “appendere il cappello al chiodo”, per così dire. Se una persona si sente attraente ed è felice di postare una foto in costume e ricevere complimenti on-line, ben venga. Se un figlio ha problemi con questo dovrebbe esprimere il suo disagio, compito del genitore sarà quello di fargli capire che non c’è nulla di male nel corpo, nulla che debba costringerci a nasconderlo. Il buono o il cattivo gusto è una cosa che si misura con un metro personale, ognuno ha il suo. Quello che potrei ritenere sgradevole io, qualcun altro potrebbe trovarlo piacevole. Chi sono io per giudicare? L’importante è non ledere la libertà e la dignità altrui. Se i ragazzi sono più o meno soli, dipende anche dall’educazione alla socializzazione. L’on-line è una realtà nata per creare rete, utile solo se poi i rapporti evolvono e vivono nel mondo reale. Ma questo è un insegnamento che ancora dobbiamo assimilare, studiare e imparare a gestire, il mezzo è estremamente nuovo e incredibilmente totalizzante.

Per chiudere, ti dico io la mia: i giovani di oggi hanno più voglia di famiglia di noi dei ‘70/’80, proprio perché vengono da famiglie di genitori tutti separati. La mia esperienza mi parla di una generazione di madri 40enni con figli piccoli, perché ci insegnavano – loro che avevano visto e fatto il ’68 – ‘prima lavoro e carriera, dopo si vedrà’. Poi, guarda caso, sempre costoro, cioè i nostri genitori, non hanno voluto/potuto/saputo portare avanti quei valori e noi ci siamo trovati sempre più soli, ma più in generale tutti fregati. Un sedicenne di oggi invece ha relazioni più responsabili –in molti casi – di quanto le avessimo noi alla sua età, e più rispetto per le ragazze. Cosa ti risulta vero e cosa no, in queste mie  parole?

Credo che il concetto di famiglia nell’evoluzione, nelle varie culture, nelle diverse religioni, in Stati per lo più laici sia un concetto mutevole, basti pensare che la parola nasce dal termine latino famŭlus (servo) da qui famĭlia, dove s’intendeva un gruppo di schiavi o servi che vivevano sotto lo stesso tetto. Per quanto mi riguarda la famiglia può essere intesa e composta da un qualunque nucleo di persone che convivendo decidono di condividere l’ordinario, di sostenersi, di lottare insieme nelle difficoltà e festeggiare nelle vittorie. Il concetto di famiglia, perché non sia obsoleto, e quindi destinato a estinguersi, deve evolvere con la società moderna. E mi auguro, per il bene dell’umanità tutta, che sia volto al Diritto di ognuno e non alle piccole convinzioni morali di pochi.

Grazie Francesca!

Chi è Francesca Bertuzzi:

nata a Roma nell’81 è scrittrie di thriller e sceneggiatrice cinematografica, allieva di Baricco alla scuola Holden di Torino. Collabora spesso con la sorella Valentina nella realizzazione di cortometraggi, web serie e sceneggiature di film. Già pupilla di Joe Lansdale, suo mentore, ha pubblicato ‘Il carnefice’, ‘I sacrilegio’ e ‘La belva’ per Newtoon Compton, prima del suo ultimo romanzo ‘Fammi male’, uscito per Mondadori. Ha partecipato alla raccolta della Eliot ‘Nessuna più’ con la quale, insieme ad altri quaranta scrittori, ha devoluto i proventi al Telefono Rosa.

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