(di Giuseppe Baldessarro)
C’è una storia che racconta la ‘ndrangheta, una storia dalle molte versioni. La usa spesso il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e secondo me spiega perfettamente cosa succede nel nord del Paese, nei territori apparentemente immuni dai fenomeni mafiosi. Prendiamo un comune qualsiasi, un centro di medie dimensioni o una piccola cittadina.
Ecco, in quel centro c’era una volta una cartolibreria, nella quale lavoravano tre persone. Il titolare e due commessi. Il titolare, arrivato ad una certa età chiama i due dipendenti e gli dice: “Ragazzi, io voglio godermi la vecchiaia, mi fermo qui. Non vorrei vendere ad estranei, ma se voi ne avete voglia vi cedo l’attività”.
Uno dei due commessi dice di non sentirsela. L’altro più intraprendente accetta l’offerta. Va in banca fa un prestito e con il denaro paga il suo ex datore di lavoro e rinnova la cartolibrerie rendendola ancora più bella e vivace. I debiti sono tanti, ma il lavoro va bene e lui è felice. Dopo qualche mese, un incendio danneggia il locale. I danni non sono tantissimi, ma neppure pochi. Così l’ex commesso, ora titolare dell’attività, pensa di rivolgersi di nuovo alla banca per un ulteriore prestito. La mattina dell’appuntamento all’istituto di credito passa dal bar dove incrocia il signor Peppino, pensionato, vecchia conoscenza, e amico di tutti in città. Racconta i suoi guai a Peppino.
Questo si dice dispiaciuto e lo incoraggia. Finisce con una stretta di mano e un caffè preso assieme. La nuova richiesta di prestito va a buon fine. Certo ora il mutuo è più esoso, ma il commerciante riesce a starci ancora dentro. Due mesi dopo il fattaccio.
Un bomba nella notte fa saltare in aria l’ingresso della cartolibreria e danneggia gran parte dei locali. Un disastro. La denuncia ai carabinieri e le indagini che non portano grandi risultati. Chi può aver messo la bomba? Non siamo mica in Calabria o in Sicilia, nessuna richiesta estorsiva. Nei guai fino al collo, l’unica speranza è riuscire a riaprire prima possibile. Il commerciante se ne la menta al bar con Peppino, questi si dice affranto “Non c’è più mondo, non si capisce più niente”. La banca questa volta risponde picche, ed è un problema. Le rate del mutuo vanno pagate e bisogna trovare i soldi per sistemare la cartolibreria.
Peppino un po’ imbarazzato, ha però una soluzione: “Io ho degli amici che possono darti i soldi, certo i tassi sono alti, ma puoi decidere di starci o meno”. L’ex commesso sa bene che si tratta di usurai, ci pensa un po’ e poi si rivolge a chi gli viene indicato da Peppino. Si tratta di un professionista importante di una città vicina, un avvocato o un commercialista (non ricordo bene). Incontra l’imprenditore e gli spiega che i suoi clienti possono essergli d’aiuto. Centomila euro in contanti gli daranno, che lui dovrà restituire con rate mensili, gli interessi sono del 10 per cento. Il rischio è grosso, ma non ci sono altre strade. Così si parte.
Passano i mesi, calano gli affari e il commerciante non riesce ad onorare le rate degli usurai e quelle del mutuo in banca. In banca bisogna pagare puntualmente altrimenti ti portano via l’attività. Salta quindi la prima rata degli usurai. Lo chiama il professionista e lo invita a mettersi in regola perché i suoi clienti sono contrariati. Salta la seconda rata e arriva la telefonata: “Se non paghi ti vengo a prendere a casa”. Poi la seconda e la terza, sempre con minacce di morte nei suoi confronti e della famiglia: “Vi scanniamo tutti”. Distrutto il commerciante incontra “casualmente” Peppino e si sfoga con lui raccontandogli i suoi guai. Peppino lo ascolta con pazienza e gli chiede di rivedersi il giorno dopo perché forse può trovare una soluzione.
Ed infatti gli propone l’affare che lo può salvare: “Ci sono alcuni miei amici del sud che vorrebbero aprire un’attività dalle nostre parti. Gli ho parlato dei tuoi guai e loro sono disposti ad aiutarti. Compreranno la tua attività saldando i debiti con la banca e gli usurai”. L’imprenditore capisce che non ha via d’uscita e chiede: “E io che fine farò?”. Peppino lo rassicura: “Resterà tutto intestato a te e tu continuerai a lavorare nella cartoleria. L’unica cosa è che con te in negozio ci saranno anche un contabile e un altro dipendente che cureranno gli interessi per i miei amici. Tu avrai il tuo stipendio, ma tutti gli utili andranno a loro”. Il commerciante prova a replicare “E tutto quello che ho già speso?”. E Peppino: “Pazienza, tieniti la vita che vale molto di più, ed hai anche il lavoro per campare la famiglia”.
Da padrone del proprio destino a garzone della ‘ndrangheta è un attimo.