Libri dimenticati: l’uomo di fumo di Valeria Valentini

(di Valeria Valentini)

Torna Polvere e parole: i libri dimenticati. Questa volta è la scrittrice noir Valeria Valentini a proporci un gioiello da riscoprire: Il codice di Perelà, di Aldo Palazzeschi.

La semplicità è più consistente di quanto non possa sembrare.

E la leggerezza. Cos’è la leggerezza? Il Codice di Perelà, romanzo di Aldo Palazzeschi, uscito per la prima volta nel 1911 ma più volte rivisto nei decenni successivi, è una storia soffice come una favola, dura come la realtà di una società a volte sorda, distratta, cattiva.

Protagonista della vicenda, il signor Perelà appunto, è un uomo fatto di fumo che decide di abbandonare il camino dove ha vissuto per trentatré anni per recarsi verso la città, nel regno di Torlindao. Qui inizia a destare un certo interesse per la sua consistenza “leggera”. Viene circondato da filosofi, scultori, pittori, scrittori, critici, banchieri, fotografi, medici e cardinali intenzionati a fare la conoscenza di “un uomo purificato da ogni immondezza umana”. Viene anche ricevuto dalla regina, che lo nomina ispettore generale dello Stato, riformatore degli uomini, delle cose, delle istituzioni e del costume” e lo incarica di redigere il nuovo codice dello Stato, altro elemento che dà il nome al libro.

Purtroppo, la sorte di Perelà cambia quando arriva la notizia che il vecchio servitore del re Alloro si è dato fuoco, animato dalla speranza di diventare proprio come lui.

Accusato di essere responsabile dell’accaduto, lo strano forestiero viene inviato al processo, dove tutti i personaggi incontrati, che all’inizio gli avevano dimostrato simpatia e ammirazione, iniziano ad accusarlo e a manifestargli disprezzo. Di più non si può svelare, altrimenti un romanzo da molti dimenticato non avrà alcuna possibilità di tornare su un comodino.

Ma il messaggio dell’uomo di fumo, alla fine, può essere sintetizzato da questo estratto, una sorta di testamento: “Voleste tante cose, che io vi dettassi un Codice, eccolo, questo solo può essere il Codice di colui che vi piacque di chiamare Perelà, lo lascio a voi, esso manteneva sopra la terra la mia unica virtù. In questo bel tramonto una piccola nube grigia in forma di uomo, le nubi possono assumere tutte le forme, su, su, salirà per lo spazio, attraverserà l’orizzonte dietro il sole e all’infinito. Nessuno la scorgerà, o scorgendola sorriderà della sua minuscola grazia e non sapendo che sia. Forse una povera donna, che avrà per me un ultimo singulto. A lei tutto il mio pensiero in questo istante, a lei che neppure poté capire che anche il mio cuore era di fumo e come io fossi soltanto: leggero… leggero… leggero… leggero…”.

Nel personaggio futurista di Perelà, la critica ha visto molte sfaccettature. Una di queste è sul fumo, come espressione di qualcosa di bruciato, che non c’è più. Perelà non è mai portavoce di un’idea o di un pensiero; esiste in quanto creato dai voleri stessi da una realtà pesantemente e drammaticamente sgradevole. L’uomo di fumo guarda, inquadra le varie situazioni che gli si presentano di fronte e con un occhio portato a vedere prima di tutto la semplicità suggerisce soluzioni all’apparenza ingenue, ma in realtà alla portata di tutti.

Gli abitanti di Torlindao, ma potrebbero essere di qualsiasi città del mondo, non sono però capaci di vedere in maniera nitida. Perché oppressi da preconcetti e da una cultura  che uniforma a un pensiero unico soffocando la capacità di esaminare con occhi propri quanto la leggera semplicità ci mette di fronte.

Chi è Valeria Valentini: nasce a Genova il 10 giugno 1978. Una laurea in Chimica, lavora all’Asl come micologa
e ispettore di Igiene, ma scrive gialli in coppia con il marito, il giornalista Daniele Grillo. Il loro romanzo d’esordio, L’isola delle chiatte (II ed.), è uscito per Fratelli Frilli Editori nel 2012 e Il dolore del fango (2014), ha meritato il Marchio Microeditoria di Qualità 2015 all’omonima rassegna di Chiari. L’ultimo lavoro di Valeria e Daniele è L’inedito di De André  (F.lli Frilli Editori, 2016).

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